Politica
15 Luglio 2012
Per il consigliere Tavolazzi la cessione dell'intera rete ferrarese per 14,8 milioni sarebbe un 'regalo' in danno ai cittadini

Reti gas a Hera, esposto di Ppf e Lega

di Redazione | 3 min

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Parte il terzo esposto alla Corte dei Conti, dopo l’apertura dei due fascicoli sul Comune, riguardanti la vicenda del derivato Dexia ed il vecchio debito pagato a Hera, per la chiusura della discarica Cà Leona. Il dossier, firmato anche da Lega Nord, sottopone ai magistrati la cessione a Hera, per 14,8 milioni di euro, dell’intera rete ferrarese del gas (ex Agea Reti), composta da centinaia di chilometri di tubazioni, decine di migliaia di contatori, macchinari ed impianti vari.

Una risposta alle dichiarazioni del capogruppo Simone Merli del Pd, che in una recente nota aveva dichiarato: “Tavolazzi ha trovato conveniente lanciare generiche accuse, ma si è guardato bene dall’esplicitare le proprie obiezioni e dal compiere gli atti formali conseguenti”.

Progetto per Ferrara ritiene quell’operazione un “regalo” a Hera, in danno ai cittadini. “L’aveva proposta al Comune l’azienda stessa – spiega Tavolazzi – per migliorare a suo dire “il conto economico ed il flusso di cassa del gruppo (maggior margine operativo e utile dovuto all’eliminazione dei canoni)”, per iscrivere a patrimonio netto 61,7 milioni di euro, pari al sovrapprezzo (da 1 a 1,75 euro) delle azioni cedute in cambio delle quote di Agea Reti, ed inoltre per rafforzare la propria posizione dominante, nell’ipotesi in cui, alla sua scadenza, il servizio di distribuzione del gas venisse affidato con gara ad evidenza pubblica. L’acquisizione delle reti gas da parte di Hera, era stata inoltre dichiarata nel Piano industriale 2009-2013 e nelle comunicazioni ufficiali agli investors, ancor prima che i Comuni deliberassero la cessione delle reti nei loro consigli comunali”.

Per Tavolazzi e Lega Nord ciò dimostrerebbe che l’operazione “è nata come obbiettivo strategico di Hera ed è stata politicamente imposta ai Comuni soci”. “Per Ferrara – è la tesi contenuta nell’esposto – essa comporta un ulteriore impoverimento del patrimonio, uno scambio di beni fisici in cambio di azioni Hera oggi deprezzate, attuato senza  gara pubblica. Altri operatori del settore gas, potenzialmente interessati ad acquisire la concessione del servizio di distribuzione, saranno penalizzati essendo uno di loro (Hera appunto) proprietario delle reti, con evidente vantaggio competitivo”. L’effetto finale sarebbe una minore concorrenza a danno dei cittadini ferraresi. Ppf e Lega segnalano inoltre la presunta sottovalutazione economica della rete (14,8 milioni di euro contro alcune centinaia di milioni) e l’inadeguatezza dei criteri utilizzati nella perizia giurata.  “Essa infatti – aggiunge Tavolazzi – “ignora” il valore dell’avviamento di Agea Reti e del premio di maggioranza, così come il vantaggio economico per il proprietario degli impianti, derivante dalla sua posizione dominante”. La Procura contabile viene invitata ad esprimersi anche sulla congruità del valore del titolo Hera, preso a riferimento per il concambio con la partecipazione comunale in Agea Reti.

Infine l’esposto sottopone alla Corte un presunto conflitto di interessi. Secondo Tavolazzi “il sindaco di Ferrara (come altri sindaci di Comuni soci di multiutility private a maggioranza pubblica), fa parte (tramite delegato) del consiglio di amministrazione di una società quotata in borsa, e al tempo stesso  é membro dell’assemblea deliberante Ato (fino al 2011), che a quella società affida il servizio, controlla i costi ed autorizza le tariffe. Quando mette la giacca di consigliere dell’azienda, il sindaco si adopera per aumentare i dividendi  ai soci (compresi i privati), il profitto aziendale e gioco forza le tariffe ai cittadini. Quando veste quella di membro dell’assemblea Ato, tutela gli interessi di questi ultimi, calmierando le tariffe, aumentando la qualità del servizio, controllando costi e prestazioni del concessionario”. In altri termini ci si domanda se sia possibile fare al tempo stesso gli interessi dei cittadini, come sindaco committente pubblico chiamato a regolare un servizio pubblico, e quelli del concessionario e dei suoi soci privati, come amministratore dell’azienda. “Pare esservi coincidenza – è la conclusione di Tavolazzi – dei ruoli di controllore e controllato, di concessionario e concedente, di garante dell’interesse pubblico e di quello privato. I cittadini stanno in mezzo, pagano tariffe decise dai lori sindaci in Ato e “incassate” dalle aziende che gli stessi sindaci amministrano”.

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